giovedì 31 dicembre 2015

Vado a Lecce - ARTSTI, STORICI E SCRITTORI IN GIRO PER LA CITTA’ di Franco Ungaro (Kurumuny)



L’ultima avventura letteraria di Franco Ungaro prosegue, dopo Lecce sbarocca, lungo il solco della narrazione urbana. Con Vado a Lecce. Artisti storici e scrittori in giro per la città, Ungaro ha raccolto e selezionato testi di oltre quaranta autori, salentini e non, che dagli anni Quaranta a oggi hanno raccontato Lecce attraverso parole, canzoni e poesie, articoli e saggi. Di cosa si tratta, allora? Una guida letteraria, un’antologia, un florilegio di citazioni? Come scrive Massimo Bray nella prefazione «la multiforme raccolta di Ungaro non si limita certo a questo: mescola generi e lingue diverse – marble floor e marble stairs sono ciò che colpisce l’immaginazione di Lee Ranaldo in Lecce, Leaving, mentre il grande tenore Tito Schipa canta in salentino la sua Lecce gentile e beddha come un vero e proprio paradisu ’nterra – e ci offre allo stesso tempo un affresco della città che narra sé stessa attraverso i suoi artisti, scrittori, giornalisti e poeti, e un mosaico di impressioni fugaci, emozioni, meditazioni scaturite dalla penna dei viaggiatori che l’hanno visitata.». L’affresco che ne viene fuori è di una città che incanta e sorprende, emoziona e ammalia, come pure di una città che, non di più e non di meno di altre città, nasconde colpe inconfessate, limiti e contraddizioni. C’è la Lecce affascinante dell’oro e della pietra barocca che aveva sorpreso Cesare Brandi, Guido Piovene, Mario Praz, ma anche Raffaele Nigro, Ferdinando Boero, Roberto Cotroneo e quella poeticamente crepuscolare di Vittorio Bodini, Ercole Ugo D’Andrea, Fernando Manno e Antonio Errico. C’è chi racconta il passaggio dalla città povera e contadina degli anni Quaranta (Bianciardi) e Cinquanta (Anna Maria Ortese, Rina Durante) a quella gaudente degli anni Ottanta con i prodromi della movida perenne di Armando Tango, Osvaldo Piliego, da quella visceralmente irrequieta e febbricitante di Raffaele Gorgoni, Edoardo De Candia, Tonino Caputo a quella ‘patafisica’, strampalata di Nonciclopedia o alla Lecce innevata di Bjorn Larsson. C’è Lecce vista con gli occhi e il cuore di Moustapha Wissam, migrante dal Libano. C’è la Lecce degli innamorati ciechi (Tito Schipa) e quella degli innamorati esigenti (Vittorio Pagano, Claudia Ruggeri), autori per i quali la geografia si fa poesia, atlante dei sentimenti. Lecce viene raccontata in auto da Giorgio Caproni, in bicicletta con gli strani incontri di Bruno Brancher, a piedi da Antonio L. Verri, da una moto come fa il rapper Aban oppure da un treno in partenza (Mario Perrotta) o infine davanti alla plancia gialla attaccata sul treno Milano-Lecce che Roland Barthes osserva nella stazione meneghina. Luoghi, personaggi, caratteri, storie e microstorie narrate da punti di vista, ispirazioni e prospettive diverse con dettagli, curiosità e qualità letterarie diverse. Vado a Lecce è infine un invito a custodire la memoria e la bellezza della città, un invito ai cittadini, leccesi e non, a scrivere altri e nuovi racconti della città con le proprie immagini e impressioni, con il proprio stile e punto di vista per un progetto artistico e letterario che può e deve diventare condiviso e partecipato attraverso il coinvolgimento di nuovi attori.
Franco Ungaro vive a Lecce. È stato sino al marzo 2015 direttore dei Cantieri Teatrali Koreja di Lecce. Oltre a numerosi articoli su quotidiani e riviste locali e nazionali, ha pubblicato Dimettersi dal Sud (2006) e Lecce sbarocca (2011).

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